Finestra di primavera milanese


Oggi, finalmente, dopo un bel po' di giorni piovosi è tornato il sole su Milano. E mi è venuta un mente una cosina un po' piacevole/malinconica del mio primo anno milanese.

Vivevo nel microlocale di un meraviglioso palazzo d'epoca in zona Chinatown (Sarpi). Amo tuttora quel posto come ho amato tutte le mie case milanesi, ma lei era speciale, e poi c'è una cosa che ricordo oggi. Premessa: quando ero adolescente a Bolzano e c'era un bel tardo pomeriggio di sole, mi piazzavo sul terrazzo della casa dei miei che dava sulla vallata e mi prendevo il sole con le zampe appoggiate sulla ringhiera. 

Il mio amato microloculo non aveva alcun balcone, ma solo un'altissima finestra centrale. Oltretutto che dava sul cortile interno, tra altri palazzi. Da maggio in poi, esattamente dalle 17 alle 19, nelle giornate di sole, se la tenevo aperta, sul pavimento si disegnava un meraviglioso rettangolo di luce, dove se ti ci sdraiavi sopra, oltre a prendere il sole, eri totalmente invisibile alla curiosità degli altri dirimpettai. Quando non ero all'università e non avevo voglia di andare al parco, stendevo lì l'asciugamano e mi piazzavo a studiare, in mutande, su quel rettangolo. Mi piaceva essere riuscita a rubare un angolino di splendente primavera a quei palazzoni. Siccome quei primi due anni non avevo la televisione, il lettore cd era costantemente acceso e, se non ricordo male, ascoltavo sempre l'album True Blue di Madonna. 
Quando partiva il tarataratà de La Isla Bonita mi sentivo già al mare!

Immagine di: Pascal Campion, che mi sembra sempre perfetto per descrivere la mia vita a Milano

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